Presentazione della mostra personale alla Galleria Ciovasso, Milano gennaio 1996. Mario De Micheli
C’è senz’altro una componente simbolista nelle opere di Antonio Tonelli. Nel corso degli anni, una tale componente è andata crescendo, rivelandosi oggi come il dato più specifico della sua ispirazione. È il rapporto uomo-natura ch’egli affronta nelle sue immagini, un rapporto che lo induce alla riflessione e a non dimenticare mai i valori che presiedono alla verità del nostro universo visibile.
Ecco dunque il significato che appare racchiuso nelle sue enunciazioni figurative. Nel loro contesto c’è sempre, dunque, il senso di una allegoria, l’apparenza esplicita di un riferimento che attinge forza da un’indiscutibile circostanza terrestre.
Si spiega così il suo modo di procedere e di mettere in evidenza, sia pure per allusioni, le circostanze che diventano perciò parte essenziale della sua poetica. Tonelli, in altre parole, non concepisce mai un’immagine in termini di astrazione, bensì nella concretezza di una specifica realtà, anche se le sue ragioni sono tuttavia sempre legate all’intuizione di una specifica metafora che rimanda alla relazione o al nesso oggettivo con la “materia” del suo discorso.
È così che si rende persuasiva ai nostri occhi la folta serie delle immagini che, ormai da qualche tempo, Tonelli ci pone davanti. Sono le immagini della scure piantata nel tronco di un albero vivo; l’aquila minacciosa che allarga le ali contro un nemico occulto; il fuoco generato dai rifiuti abbandonati in un bosco; gli uccelli in pericolo tra scorie e immondizie; le sorgenti inquinate da ogni sorta di scarti della nostra civiltà tecnologica.
Sono i problemi che affliggono il nostro vecchio pianeta Terra, che stanno a cuore a ognuno di noi e che Tonelli esprime e racconta nei suoi quadri. Noi sentiamo profondamente che siamo fatti della stessa sostanza vivente della realtà naturale e al tempo stesso sentiamo che chi è nemico dell’emancipazione umana è al tempo stesso nemico della nostra riconciliazione con la natura. È la vita medesima dell’uomo che oggi più che mai batte col ritmo, col respiro, col pulsare della natura, che ne è inseparabile.
Ma oggi le cose stanno così: nella terra vengono introdotti più di 500 milioni di tonnellate di fertilizzanti minerali e circa 3 milioni di tonnellate di pesticidi, che si sciolgono nelle acque e vengono assimilati nell’atmosfera; così, ogni anno, 11 milioni di ettari di bosco vengono distrutti da incendi, disboscamenti, piogge acide. Insomma la terra è in pericolo e solo una tecnologia conciliata con la natura può davvero salvarci. Questo è dunque il vero problema. Ed è appunto di ciò che le immagini di Tonelli, nel muto linguaggio dei colori, ci vogliono parlare: e lo fanno con una loro sobrietà di accento, per una interiore e controllata esigenza, senza comunque enfasi e declamazioni. Di quadro in quadro, possiamo seguire lo svolgimento che la sua sensibilità sa creare sulla tela, muovendosi ora con similitudini e analogie, e ora, come ho detto, con simboli e allegorie. Tonelli è cauto, teme le perorazioni, ma ciò che dice va diritto al cuore del suo tema. E questo è senz’altro il primo dei meriti che può garantirgli il più sicuro dei consensi.
Milano, gennaio 1996 Mario De Micheli