Nelle prime esperienze Antonio Tonelli guarda alle periferie degradate, ai luoghi marginali della miseria culturale. Ma anche ai “giorni difficili” e agli “alberi della libertà”, dichiarando il proprio impegno civile e sociale.
Ma poi apre uno sguardo sul mondo lasciandosi penetrare da esso: lo abita e lo incontra.
Incontra in quel mondo, fantasticando, contro ogni usanza, il silenzio che egli sogna di sentire oltre il grido delle povere cose polverose ed umili che il suo sguardo indaga, silenzio che ne prepara l’atmosfera. E dopo il silenzio lo spazio, come una grande apertura di ascolto. E in quelli, la materia che si manipola e cresce facendola uscire dal suo torpore sotto le sue mani che fantasticano le cose.dalla mano alle cose si svolge tutto suo il pensiero che apre ai misteri della loro intimità. Insomma racconta il vero oltre il vero squarciandone il velo e riscoprendone il senso più nascosto. Ma racconta anche oggetti della memoria che prendono luogo dentro e fuori di sé in una successione di situazioni ed eventi che conferiscono alle immagini una atmosfera di assorta contemplazione.
Chimere poetiche che lievitano trasformando liricamente il ricordo.
Nel suo farsi la pittura, nel fermento che conduce all’immagine, prende a formarsi per sovrapposizioni e trasparenze attraverso la sorpresa di forme e figure. Il racconto è ora concluso e così “l’ombrello è abbandonato” perché si apre “una finestra sul cielo”.
Mario Borgese – dicembre 2010 – Inedito